Questo spazio è pensato anche per  suggerimenti di letture o visioni, privilegiando quelle che abbiano un interesse psicologico e sulla coppia.

Comincio da un romanzo francese del 1986 pubblicato nel 2020 da Adelphi.

I baffi, di Emmanuel Carrère.

Una amica e collega me lo regala qualche tempo fa dicendo ammiccante

“Vedrai che ti sorprenderà!”

Davvero complesso, spiazzante e stratificato ! Carrère gioca con il lettore e con la sua mente mettendolo in difficoltà, facendolo dubitare di ciò che viene ritenuto ovvio.

 

“Né andava sottovalutata l’ebbrezza leggermente perversa che senz’altro si prova a manipolare qualcuno, a farlo ruotare su se stesso, sempre più in fretta, per poi restituirgli l’equilibrio e dirgli: Bello, no ?”.

 

Una prima parte perfetta per le coppie.

Non fatevi ingannare dall’apparente assurdità della situazione: un uomo si taglia i baffi che portava da sempre, ma la moglie e i suoi amici non se ne accorgono, anzi sostengono che lui i baffi non li ha mai portati. Chi mente ? Chi è folle ? È una macchinazione ?

La diatriba sui baffi (o sul baffo ?) racconta ciò che molto spesso succede in una coppia quando si hanno opinioni differenti e ci si ostina per convincere l’altro, nel difendere la verità contro la stranezza e la follia dell’altro.

Situazione molto comune e nota a chi si occupa di terapia di coppia…

 

“Tu devi andare da uno psichiatra”.

“Ma sei tu che devi andare da uno psichiatra, santo Dio !”.

 

Dopo di che si cerca un arbitro, spesso uno psicoterapeuta, che risolva la questione:

ci dica dunque Dottore chi dei due ha veramente ragione, chi di noi due ragiona storto, o gioca sporco…

E se l’arbitro non sceglie è venduto o è in malafede, e non lo ascolto e non ci torno mica…

 

“Certo, salvo che la fiducia non poteva essere reciproca, perché necessariamente uno dei due mentiva o vaneggiava. E sapeva bene che non era il suo caso. (…) E tuttavia…”

 

Attenzione poi a non leggere la prima parte alla luce della seconda, perché fin qui nessuno dei due è pazzo ! Ma in seguito…

Nella seconda parte il  racconto si apre  a una descrizione agghiacciante di una deriva paranoide, con elementi di demenza allucinatoria che provocano brividi di immedesimazione.

Inaspettata e spaventosa la conclusione.

 

Il mio amico Dario Lapi lo recensirebbe così: “Pazzesco !